La sintomatologia della malattia
La grande espansione della moria del kiwi nel nostro paese è frutto del cambiamento climatico, in particolare delle improvvise ed eccessive piogge che spesso cadono sui nostri territori.
Le piante colpite mostrano ridotta attività vegetativa, accrescimenti stentati e avvizzimenti dei germogli con successivi disseccamenti di parti di pianta. Talvolta le piante sopravvivono stentate e ricacciano in autunno, ma spesso è l’intera pianta a collassare. I sintomi più evidenti si notano, tuttavia, nell’apparato radicale che presenta sviluppo limitato e superficiale, spesso confinato nelle vicinanze del tronco. La malattia compare inizialmente in aree limitate dell’actinidieto, spesso in zone caratterizzate da ristagni d’acqua.
Fig. 1. Appezzamento affetto da moria del kiwi
La prevenzione come arma a disposizione
Ad oggi, considerando i vari studi e sperimentazioni portate avanti in Italia, Giappone e Turchia, si è convinti che, oltre al fattore ambientale, giochino un ruolo nella determinazione della moria del kiwi anche funghi, batteri e nematodi; in particolare questi ultimi, entrando nelle radici, diminuiscono la capacità di reazione delle piante.
Fig. 2 Radici di kiwi visibilmente compromesse
Le strategie da mettere in atto sono senza dubbio di natura agronomica, limitando ristagni idrici mediante baulature e impianti di irrigazione a goccia; ma, oltre a queste tecniche, è molto interessante l’uso di microrganismi utili per contrastare l’azione di funghi, batteri e nematodi.
Il prodotto Nematech, a base di Pochonia spp., è un ottimo alleato per il contrasto della moria del kiwi, poiché sta già dando degli ottimi risultati in molti degli actinidieti italiani, andando ad agire in maniera preventiva contro i possibili danni causati dai nematodi.
Foto 3. Filare di kiwi trattato con Nematech e in cui vi è stata la regressione della malattia