Agricoltura

Prevenire il mal dell’esca

Nel periodo invernale viene effettuata la potatura secca della vite, operazione fondamentale per la corretta gestione del vigneto. Con questa operazione, il viticoltore regola l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta, con ripercussioni dirette sia sulla resa che sulla qualità dell’uva. Nella potatura è consigliabile di evitare drastici interventi. Grossi tagli, ferite o altre lesioni del legno, possono rappresentare dei punti d’ingresso di una pericolosissima malattia fungina che attacca il legno della vite: il mal dell’esca.

Che cos’è il mal dell’esca?

Questa malattia, nota da tempo già nell’antica Roma, è ancora oggi poco conosciuta relativamente ad eziologia, patogenesi e epidemiologia. L’eziologia di questa fitopatia è molto complessa. Ad oggi, la bibliografia evidenza che sono più di cinque i funghi responsabili della sindrome del mal dell’esca. Tra questi, sempre maggiore importanza viene attribuita a Phaemoniella chlamydospora e P. aleophilum; infatti inoculando questi funghi è stato possibile riprodurre i sintomi della malattia.

mal dell escaQuesti funghi entrano nella pianta solo per ferita, preferendo parti vecchie ed ammalate. Dopo essere entrati, i funghi si moltiplicano ed invadono i tessuti legnosi, disgregandoli per via enzimatica. La malattia si propaga nel vigneto sia per azione diretta del micelio che passa dal legno infetto a quello sano, e sia mediante gli arnesi da taglio utilizzati durante la potatura.

Sintomatologia del mal dell’esca

Le nervature principali ed i tessuti intorno ad esse rimangono invece verdi, mentre le aree clorotiche assumono una colorazione giallo-brunastra per vitigni a bacca bianca o rosso-bruna per le varietà a bacca rossa, conferendo così alle foglie una caratteristica “tigratura”.

Le foglie sintomatiche possono rimanere a lungo sulla pianta o cadere con tutto il picciolo. Sui grappoli compaiono tipiche macchiettature necrotiche, avvolte confluenti ed estese sugli acini; oppure, a causa di profonde alterazioni degli organi legnosi, i grappoli disseccano rimanendo attaccati ai tralci. Sui tralci ed il legno si assiste ad una progressiva disgregazione dei tessuti legnosi, che divengono prima necrotici e brunastri, e successivamente di un colore biancastro, conferendo al tessuto una consistenza spugnosa e friabile.

Come prevenire il mal dell’esca?

Contro il mal dell’esca non sono possibili mezzi di lotta chimica. La prevenzione è di natura preventiva, e si basa sui seguenti accorgimenti:

  • Ricorso a materiale di propagazione sano e controllato;
  • Eseguire la potatura invernale poco prima della ripresa vegetativa per favorire un più rapido processo di cicatrizzazione della ferita;
  • Disinfettare le viti che hanno subito danni da gelo o forti grandinate, con prodotti a base di rame;
  • Disinfettare con mastici cicatrizzanti grossi tagli dovuti a rinnovi e riconversioni delle forme d’allevamento;
  • Individuare e segnalare le piante colpite in estate per poi, a fine inverno durante la potatura, riconoscerle e potarle per ultime, allo scopo di non propagare il patogeno mediante gli arnesi da taglio;
  • Disinfettare gli attrezzi con alcool o sali di ammonio o solfato di rame concentrato nel passare da una pianta all’altra;
  • Rimuovere dal vigneto i residui di potatura, di piante morte o irrimediabilmente colpite;
  • Attuare operazioni di risanamento su viti con sintomi della malattia attraverso “tagli di ritorno”;
  • Raggiungere il legno apparentemente sano, quindi tagliare il ceppo fino a quando non sono più manifeste carie o colorazioni anomale;

Lotta biologica

L’utilizzo di funghi antagonisti, come il Trichoderma, permettono di aumentare la protezione delle ferite da potatura dai diversi patogeni che concorrono all’insorgere del mal dell’Esca. Il Trichoderma è un forte colonizzatore del legno della vite nel quale si insedia con rapidità, creando una barriera biologica alle diverse specie di fungo che provocano il mal dell’esca.

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